Page 1 - Alcuni Esercizi AFA & AMA
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Capitolo VI

                    AFA nella malattia di Parkinson

       Antonio Taviani,Virginia Nucida, Stefania Farenga, Francesco Benvenuti, Claudio Macchi

Introduzione

Definizione della Malattia di Parkinson

   La malattia di Parkinson è caratterizzata da rigidità, bradicinesia, tremore ed esordio asimmetrico3,8. E’ una
malattia progressiva del sistema extrapiramidale per degenerazione dei neuroni dopaminergici principalmente
nella sostanza nigra, componente dei gangli della base. Ha una incidenza di 20 nuovi casi per anno e una
prevalenza di 100-200 per 100000 abitanti29,33.

Sintomatologia

   Il più caratteristico disturbo della malattia è la bradicinesia (rallentamento del movimento), dovuta ad un
difetto della capacità del cervello di attivare la muscolatura15 che coinvolge movimenti volontari e automatici.
L’uso finalizzato degli arti superiori diviene sempre più difficile, come la scrittura (micrografia); può comparire
difficoltà nell’uso delle posate e necessità di aiuto per l’abbigliamento e l’igiene1. Il cammino presenta passi più
brevi e scompare il movimento pendolare degli arti superiori. Nei casi più avanzati può comparire difficoltà ad
iniziare il cammino e festinazione, a girarsi nel letto o ad alzarsi da una sedia; si assiste inoltre alla perdita della
espressione facciale e a difficoltà nella emissione verbale. Nei casi più avanzati compaiono difficoltà
ventilatorie26,27, alterazione del meccanismo della tosse11 e difficoltà nella deglutizione17,19. Con il progredire
della malattia la postura diventa progressivamente più flessa con cifosi, protrusione della testa, adduzione delle
spalle e nei casi più avanzati flessione dei gomiti e delle ginocchia. L’instabilità posturale è riscontrabile in circa
il 37% dei soggetti con durata di malattia < 5 anni3, mentre è spesso il più comune sintomo d’esordio dei
parkinsonismi atipici (atrofia multisistemica, paralisi sopranucleare progressiva, degenerazione cortico-basale,
malattia da corpi di Lewy diffusi ed altre degenerazioni multisistemiche) o delle “sindromi parkinsoniane”
(comprendenti anche le forme secondarie a idrocefalo, lesioni vascolari, encefalite, uso di farmaci neurolettici).
Nelle fasi avanzate della malattia l’instabilità posturale può essere fonte di cadute ricorrenti25. Il ruolo del
tremore e della rigidità nella genesi della disabilità è meno chiaro3. Il tremore può essere evidente sia a riposo
che con l’azione. La rigidità spesso inizia a livello del collo e delle spalle per diffondersi poi al tronco ed alle
estremità. Con la progressione della malattia possono comparire disturbi cognitivi nel 30-40% dei casi3.

Effetti della terapia medica e dell’attività fisica

   Una consolidata ed estesa evidenza scientifica, dimostra l’efficacia della terapia farmacologica (e
neurochirurgica in casi selezionati) nel modificare bradicinesia, tremore e rigidità e quindi modificare il decorso
della malattia3. Non c’è invece alcuna evidenza che questi aspetti chiave della malattia possano essere influenzati
dall’attività fisica3. C’e’ tuttavia un ampio consenso tra esperti che raccomandano un esercizio regolare
continuato nel tempo per prevenire le alterazioni secondarie della rigidità e della ridotta mobilità5,24,30.

Alterazioni secondarie, effetti della sedentarietà

   La malattia di Parkinson induce sedentarietà che a sua volta causa nuove menomazioni che causano ulteriore
limitazione funzionale e disabilità3,23.

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