Page 3 - PROGETTO Osteopatia
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Sedi dolorose più colpite
Nella malattia di Parkinson il dolore può essere riferito dal paziente in varie sedi: può interessare
un arto o ambedue gli arti inferiori, localizzato in regione dorso-lomabare o come dolore
puramente muscolare. Esso può essere variabile, molto intenso, di tipo bruciante o lancinante.
Può essere avvertito quando il paziente è coricato e renderlo talmente irrequieto ed irritabile da
impedirgli il sonno. Molti pazienti con Parkinson lamentano dolori sordi in sede cervicale con
irradiazione ad un arto superiore dovuto alla compressione delle radici nervose, oppure dolori in
sede lombo-sacrale (bassa schiena) con irradiazione ad un arto inferiore da irritazione delle radici
del distretto lombo-sacrale. La loro insorgenza può non essere strettamente legata alla Malattia di
Parkinson, ma la sintomatologia è avvertita con maggiore intensità a causa della rigidità
muscolare. Ad esempio, con il diminuire dell’effetto della levodopa (farmaco di uso prevalente), e
prima dell’assunzione di una nuova dose, la rigidità e la tensione muscolare possono favorire una
maggiore compressione delle radici dei nervi spinali e quindi un aumento della sintomatologia
dolorosa. Tutto ciò porta il malato di Parkinson ad avere una elevata alterazione del grado di
abilità nello svolgere le attività della vita quotidiana.
Perchè utilizzare l’Osteopatia?
La rigidità, unitamente all’acinesia (riduzione o cessazione dei movimenti muscolari), portano il
malato di Parkinson ad assumere un atteggiamento posturale tipico, principalmente caratterizzato
da una postura in flessione di: ( tronco, capo, arti superiori e inferiori).
L’intervento osteopatico si sviluppa in un approccio globale, secondo i principi del suo fondatore
Dr. Andrew Taylor Still, per il quale l’uomo rappresenta un’unità comprendente il corpo, la mente
e lo spirito. Il trattamento osteopatico è costituito da tecniche manuali che, nel rispetto della
fisiologia, hanno lo scopo di armonizzare tutti gli apparati e strutture corporee muscolo-
scheletriche, riequilibrandone la meccanica, la conduzione nervosa e la circolazione fluidica.
L’Osteopatia può essere utilizzata nei malati di Parkinson con il fine di migliorare la postura e
favorire un migliore assetto muscolare aumentandone la mobilità articolare, agendo sia
direttamente sulla causa principale del dolore, che indirettamente sulle zone di maggior rigidità e
compenso per migliorare lo stato di salute, benessere e la qualità della vita.
In Conclusione
Il miglioramento della qualità dell’equilibrio e della deambulazione potrebbero essere
fondamentali nel rallentare il decorso verso la perdita di autonomia di questi pazienti. Alla luce
degli studi svolti in precedenza e dei significativi risultati ottenuti, è evidente e dimostrato che il
trattamento osteopatico può essere utilizzato nella Malattia di Parkinson come approccio utile e
ben tollerato, in aggiunta ad altri strumenti farmacologici e fisioterapici già validati, al fine di
migliorare le capacità motorie e di conseguenza l’autonomia delle persone affette da tale Malattia.