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ADUC - Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori
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                                  10 dicembre 2017 15:09

                                       ITALIA: Malata di shopping compulsivo fa mutuo per scarpe e vestiti

                                  L'altra faccia del Natale non ha il vestito rosso e la barba bianca, ma la silhouette sottile di una carta elettronica
                                  che, come una serpe, striscia senza far rumore e prosciuga conti in banca. Non c'è veleno più potente dell'acquisto
                                  fatto per impulso, capace - al pari di una sigaretta o di un bicchiere, perché sempre di dipendenza si tratta - di
                                  colmare vuoti e placare ansie.
                                  Le cifre
                                  Lo shopping compulsivo, dicono gli esperti, è un fenomeno che colpisce il 6% della popolazione italiana, nel 75%
                                  donne tra i 30 e i 40 anni. Ma a Natale e nel periodo dei saldi si raggiungono picchi in cui l'oniomania (così la definì
                                  nel 1915 lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin) si traduce in un'adrenalinica corsa all'acquisto. La caccia ai regali da
                                  mettere sotto l'albero coinvolge tutti, ma per molti è una scusa buona per far felici se stessi, non gli altri. Mai come
                                  in questi giorni i conti correnti si tingono di rosso. Finite le feste, gli shopping victim chiedono aiuto. Sono sempre di
                                  più coloro che si rivolgono al Servizio per le dipendenze di Ancona, che cura lo shopping compulsivo al pari delle
                                  altre dipendenze, come la droga, l'alcol e il gioco d'azzardo.
                                  I pericoli
                                  Una 30enne anconetana è arrivata ad accendere un mutuo di 15mila euro per potersi permettere scarpe e vestiti di
                                  lusso che spesso neanche ha mai indossato. In poche settimane ha svuotato boutique e il suo conto in banca,
                                  soggiogata da un irrefrenabile desiderio d'acquisto. Ironia della sorte: anche il suo compagno è in cura, ma per una
                                  spiccata dipendenza dalle slot machine. Il diavolo spesso non si nasconde dietro una vetrina scintillante, ma nei
                                  meandri del web, con siti che mettono in vendita di tutto e di più. Ne è vittima un manager anconetano di 40 anni,
                                  abituato a sperperare il suo lauto stipendio in acquisti on line di ogni genere, dalle scarpe ai libri alle borse. Ha
                                  riempito casa di oggetti inutili, fino a che la moglie, preoccupata, ha chiesto aiuto agli specialisti del Dipartimento
                                  per le dipendenze. «Il Natale è il periodo peggiore per i compratori compulsivi perché con la scusa del regalo,
                                  acquistano per se stessi, per colmare delle mancanze interiori - spiega Carmine Mango, psicologo del Stdp di
                                  Ancona -. Lo shopping compulsivo, come tutte le nuove dipendenze, è sempre più diffuso: nasce dal desiderio di
                                  soddisfare esigenze temporanee e di raggiungere uno status symbol dato dal possedere cose belle e costose,
                                  tendenza purtroppo accettata in una società individualista e narcisistica. L'acquisto spesso è seguito da sensi di
                                  colpa, frustrazione e aggressività verso i propri cari nel momento in cui non si ha più modo di soddisfare un impulso
                                  che diventa un pensiero fisso, ricorrente. Una droga».
                                  Riconoscere il problema
                                  La cura? «Noi - conclude Mango - offriamo terapie individuali e di gruppo, perché condividere le proprie esperienze
                                  è importante. Ma il punto di partenza è riconoscere questo problema come una vera e propria patologia causata da
                                  ragioni più disparate. Un consiglio? Imparare sin da piccoli a dimostrare affetto con un abbraccio, anziché con un
                                  regalo».
                                  (Di Stefano Rispoli, Corriere Adriatico del 10/12/2017)

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